Lui tornava su per certi tornanti di strada
solitaria. “ il mio parcheggio strategico”
ripeteva contento di non doversi incastrare
nelle viuzze del centro.
La stradina era affiancata da alcuni scalini,
pronti a scorciare la distanza fra le ultime
mura della città e la stazione dabbasso.
Aspettando papà a volte passeggiavamo nei
dintorni, col caldo io me ne camminavo coi
piedini scalzi…
Un giorno ci ho visto un cavallo, invece
il “cityroen” di papà lo vedo un po’ dappertutto.
Mamma mi portava spesso a bighellonare in
certi curiosi vicoli, diceva così niente traffico
niente smog.
Io respiravo di case antiche battute dal vento,
che spolverava il paese ( così pensavo) ed
aiutava gli aerei a volare, così pensavo.
Tra caprifogli e vite americana, tra il bucato
appena fatto e un cielo di rondini, la mia vita scorre…
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