"Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce" ☺ B. Pascal ☺

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce
☺ B. Pascal ☺

lunedì 20 luglio 2009

ABBIAMO PERSO TUTTI, Edo


In questi giorni s'è chiusa una fase fondamentale nella vita dell'Associazione Escola Galli onlus, con le dimissioni della sua direttrice storica Dona Auremir Madeiros. Con la lettera che segue lei rivolge un saluto di arrivederci ai suoi amici italiani ed a tutti i sostenitori dell'associazione. el.
Carissimi amici

Sto scrivendo questa lettera che si propone di essere una lettera di saluto. Ma nonostante quello che può apparire, non voglio che porti tristezza. E’ vero che ho vissuto momenti di molto lavoro, sacrificio e scontro di mentalità, ma incomparabili se paragonati ai momenti di felicità e sentimenti di relazioneche ho avuto. In quest’opera ho imparato molto, e mi ha fatto crescere come essere umano! Per questo il grande sentimento che desidero esprimere, è quello di gratitudine.

Sarò eternamente grata a Dio per aver permesso che io vivessi la meravigliosa avventura di amministrare queste scuole e convivere con la comunità Garibaldi per quindici meravigliosi anni.

Ringrazierò per sempre Suor Giuliana Galli che è stata lo strumento docile nelle mani di Dio insegnandomi e guidandomi. Lei, è stata il mio esempio di donna di fede e lottatrice per il ripristino dei diritti dei poveri abbandonati, specialmente i bambini. Sono e sarò immensamente grata per aver incontrato in Italia persone che hanno avuto fiducia in me e gratuitamente mi hanno adottata e amata profondamente. Ringrazio per ogni gesto di affetto, per ogni abbraccio che ho ricevuto e per ogni sguardo pieno di amicizia e ammirazione, per ogni lettera, e-mails, telefonate e messaggi ricevuti, infine, non vorrei lasciare fuori nessuno da questa corrente d'amore che mi ha fatto diventare una persona migliore, più cosciente e lottatrice per la costruzione di un mondo giusto e pacifico.

Oggi sto lasciando le Scuole Irmà Giuliana Galli. Sto passando il testimone ad una nuova equipe. Prego, perchè faccia molto, molto meglio di quanto sono riuscita a fare io in questi quindici anni. Oggi, silenziosamente esco dalle scuole con un sentimento di dolore e di perdita, ma sarà solo per poco tempo. Non sono sola. Giammai sarò sola. Porto con me, ben conservato nel cuore, lo sguardo spaventato di Gleidon, il bambino che non sapeva abbracciare. Gliel' ho insegnato piano piano, portandolo dolcemente vicino al mio cuore e avvolgendolo con le mie braccia. Lui, ha risposto, prima lentamente poi più forte, fino a che mi ha stretto in un abbraccio lungo, affettuoso, e forte, sciogliendosi in un mare di lacrime. Conservo nel mio cuore lo sguardo di Zeca, drogato, senza denti, ferito dalla polizia e stupefatto perchè io lo abbracciavo lo stesso. Porto nel mio cuore la Branquinha, 27 anni, mamma di sette figli e con una grave malattia alla gamba, ma che sorride di gioia quando mi incontra e non sopporta di vedermi piangere. Quando una volta era presente in un momento che stavo piangendo, si disperava e ripeteva senza fermarsi: "Tu non puoi piangere, tu non puoi piangere, tu no"! Conservo affettuosamente nel cuore il giorno della sepoltura di mia madre, giorno 7 dicembre 2007. Sono arrivata al cimitero, piangevo, quando all'improvviso mi sono sentita abbracciare da Carlos, figlio di Branquinha, che aveva fatto più di otto chilometri a piedi dalla sua casa fino lì per dirmi: "Per favore zia, non piangere. Guarda i pantaloni nuovi che dovevo mettere il giorno di Natale, ho deciso di metterli oggi solo perchè tu sia felice." Porterò con me per sempre l'immagine di Dona Cheguinha, il suo corpo corroso dal cancro e dai dolori fisici. Quando mi sono avvicinata e le ho chiesto se potevamo pregare insieme, lei mi ha risposto: "E' inutile, a Dio io non piaccio. Lei non lo sa, ma ho fatto la prostituta per molti anni." Mai dimenticherò il suo sguardo di sorpresa quando le dissi, con tutta la mia convinzione che Dio la amava lo stesso, così, e che stava aspettandola in cielo per fare una festa. Morì sorridendo. Come dimenticare Conceiçao, che aveva dodici anni e correva per la Favela con la sua figlioletta di due mesi presa da un braccio, dondolandola come se fosse una bambola di pezza? Come posso dimenticare Flavio Fermon, drogato, sporco, con la bava che gli usciva dalla bocca, che diceva:" Io non dovevo essere nato". Ho in mente Angelica, una giovane mamma che ha perso il suo bel bambino, improvvisamente. Lei tremava tutta. Respirava con grande difficoltà. Io l'ho abbracciata e le ho detto:"Piangi Angelica, per amor di Dio, piangi". E lei mi ha risposto: "Non posso. Se io piango bagno le ali del mio angioletto e lui non potrà salire al cielo".

Come posso sentirmi perdente quando sento la Damiana dire:"Non ho potuto approfittare di queste meravigliose scuole, ma qui imparo, e le voglio per mia figlia". Come posso soffrire se vedo i miei ragazzi e ragazze che lavorano costruendosi un futuro, le mamme che si ritrovano tutti i pomeriggi nelle scuole e stanno imparando una professione per guadagnare soldi e generare reddito. Vedere ragazze e ragazzi che frequentano l'università, che costruiscono il bagno nelle loro case...... Come posso lamentarmi quando vado a una messa di ringraziamento per la conclusione delle scuole superiori di un di un ex alunno, orfano, etichettato dai professori come incapace di apprendere, che mi abbraccia e dice: "Grazie zia, perchè tu hai creduto in me e perchè stai usando il profumo che era di mia mamma e che io ti ho regalato.... Non posso piangere. Sarebbe ingiusto lamentarmi.

Ma, nonostante tutto, una tristezza serena m’invade e sento il mio cuore agitarsi quando penso che sto uscendo da quest’opera perchè non sopportavo che i professori ed il personale trattassero i nostri bambini con freddezza, e disamore. Soggetti che erano lì solo per ricevere il proprio salario. Sto uscendo, perchè non sopportavo che un’insegnante per parlare ad un bambino, non si abbassasse al suo stesso livello facendo in modo che i suoi occhi fossero alla stessa altezza di quelli del bambino. Sto uscendo, perchè ho licenziato persone insensibili alle necessità di amore e accoglienza dei bambini e delle loro famiglie. Queste persone, pur avendo interessi contrari, sono state accolte da alcuni dirigenti dell'Associazione italiana e le loro denunce sono state prese per verità assolute. Io e l'equipe che lavoravamo nella verità siamo state vittime di calunnie e di aggressioni gratuite.

Ma penso che le cose dovevano andare così.

Un giorno la verità verrà a galla e io insieme a tutta l'equipe che oggi sta lasciando l'opera, eleveremo a Dio la nostra lode.

Nonostante la tristezza, abbiamo tutta la consolazione di cui abbiamo bisogno e questa consolazione viene dalle Sacre Scritture: " Beati voi quando vi calunnieranno, vi perseguiteranno, e falsamente diranno tutto il male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perchè grande è, la vostra ricompensa nei cieli." (Matteo 5,11)

Grazie e che Dio benedica tutti.

Auremir


lunedì 6 luglio 2009

LETTERA 143 giugno-luglio 2009 , di Ettore Masina

Cerco di dirlo pacatamente, quanto più posso, ma debbo dirlo ad alta voce perché mi accade frequentemente che amiche e amici mi domandino (ed io lo domandi a me stesso) cosa significhi essere cattolico; e ne parlo in pubblico perché oggi più che in tante altre occasioni sento il bisogno di far parte di un gruppo che non accetta di vivere passivamente la storia. E dunque grido: se pensassi ancora, come un tempo, che essere cattolico vuol dire prestare ossequio all’istituzione vaticana (lo stato-Santa Sede, la burocrazia ecclesiastica, il centro di potere che si incarica di tradurre il vangelo in diplomati-chese, sbiadendone il significato), allora preferirei considerarmi cristiano in diaspora, lontano da ogni denominazione. In queste ore, infatti, sono travolto da un sentimento che è più che indignazione o rabbia o sconforto: la parola esatta per qualificarlo è schifo...

il resto della lettera di Ettore Masina la puoi leggere sul sito :

http://www.ettoremasina.it/lettera.htm