"Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce" ☺ B. Pascal ☺
mercoledì 25 febbraio 2009
UDII I VECCHI...di W.B.Yeats
lunedì 23 febbraio 2009
Ci siamo innamorati di una parola: Pace
lunedì 16 febbraio 2009
NON CE' TEMPO X L'AMORE, Edo
Fax, telefono, auto, treno superveloce, aereo... tutto fatto apposta per arrivar prima, per risparmiare tempo. Ma dov'è tutto il tempo risparmiato, chi me l'ha rubato che non mi basta mai?
Non c'è mai tempo, mai. Nè per l'amore, nè per le tenerezze, nè per la gioia, nè per le stelle, nè per i fiori e neppure per le farfalle.
C'è solo tempo per il brusio tedioso della stampante quando martella il foglio di carta, per le iconcine ammiccanti, per gli squilli ipocritamente soft del telefono.
Non c'è tempo per l'amore, nè per i bisbigli nell'ombra, nè per le risate nel bosco, nè per la pioggia addosso, nè per gli spruzzi sugli scogli del mare incollerito.
Non c'è tempo per l'amore; ieri due minuscoli uccelli danzavano nell'aria rincorrendosi fra i rami degli alberi ai margini della strada. Certamente si corteggiavano e all'improvviso, rapiti dal gioco, hanno invaso la strada e li ho sfiorati ed uno di loro l'ho scorto cadere sull'asfalto e rimanere lì tramortito e subito veloci altre auto dietro di me, senza darmi il tempo neppure di pensare.
Pensare a cosa? non c'e tempo per l'amore.
non so cosa sia successo. non voglio saperlo. so solo che amore e morte, sempre danzano insieme. sempre.
Pour qu'une chose soit interessante, il suffit de la regarder longtemp. Flaubert
sabato 14 febbraio 2009
CANTO TRADIZIONALE, Popolo Chippewa
Quando mi sei accanto,
il cuore mi canta:
è ramo danzante,
danzante dinanzi allo Spirito del Vento
nella luna di fragole.
Quando mi guardi corrucciata,
o mia amata,
il cuore mi si fa tenebre,
ombre di nuvole
oscurano
un fiume di splendore.
Ma, appena sorridi,
il sole si leva,
fa simili ad oro
i solchi aperti dal freddo vento
sulla superficie dell’acqua.
giovedì 12 febbraio 2009
SOLO, Henryk Ibsen
Noi abbiamo accompagnati gli ultimi ospiti fino alla cancellata,
fino alla cancellata della villa.
L'addio morì nel vento della notte.
E ora il giardino, la casa che risuonavano
poco fa dei suoni armoniosi della sua voce
tacciono orribilmente!
Prima ch'ella partisse ero felice di vivere, e ora sono solo, tutto solo.
mercoledì 11 febbraio 2009
CHI SCRIVE POESIE di Pietro Citati
Chi scrive poesie e racconti cerca le luci che si spostano, gli sfavillii, i riflessi: mentre ascolta con attenzione sempre maggiore un suono sullo sfondo, la grande o minima musica tragica delle cose perdute. Se la coltiviamo intensamente la letteratura ci dà questo privilegio: “ le cose perdute diventano sempre più dolci”.
Via via che ci smarriamo, manchiamo, rinunciamo, siamo sconfitti, troviamo intorno a noi, come un regalo o un tesoro che appartiene soltanto a noi, una dolcezza sempre più profonda che invade le nostre anime
domenica 8 febbraio 2009
GRAFFITI, Edo
Sul parapetto che s’affaccia sul lago rannicchiato indolente in fondo al cratere , qualcuno ha tracciato con la biro una scritta ancora leggibile nonostante la recente pioggia:
Francy
non mi vuole
mentre io la amo.
Non importa, tanto
nessuno mi vuole.
Un giorno dovrò
suicidarmi: mi
getterò da questa rupe.
Ti viene da pensare che se veramente si getterà da qui, al massimo si strapperà i vestiti sui rovi sottostanti. Dalla macchia incolta che ricopre il pendio, spunta la carcassa di una bici con la ruota rivolta al cielo. Nello spiazzo davanti alla vecchia chiesa svettano tre cipressi, davanti allo stesso lago, lambiti dalla stessa brezza, bagnati dalla stessa pioggia. Due vivi e vegeti, il terzo completamente secco.
E’ qui che ti smarrisci mentre ti interroghi sul senso delle cose: caso o necessità governano gli eventi?
palazzola, gennaio ‘96
venerdì 6 febbraio 2009
John Gebhardt Holding Injured Baby in Iraq
la notizia non è nuova ma sempre attuale, soprattutto degna di attenzione.
La foto è quella del sergente John Gebhardt ed è stata scattata nella base americana di Balad in Iraq nell'ottobre del 2006.La moglie di John, Mindy, ha raccontato che l’intera famiglia di questa piccola bambina irachena è stata sterminata e che nella incursione la bambina è stata colpita alla testa. È stata curata in ospedale e John è stato l’unico che è riuscito a tenerla calma passando le notti con lei a dormire su una sedia.
Questa, amici, è una notizia di eroismo e merita di essere condivisa e divulgata....
per approfondire: http://www.hoax-slayer.com/john-gebhardt-iraq-girl.shtml
giovedì 5 febbraio 2009
da «I fratelli Karamazov» di Fëdor Dostojevskij
mercoledì 4 febbraio 2009
HO SOGNATO UNA CANZONE,Edo
ho sognato una canzone. Le note giocavano a nascondino dietro le pause e tutti si domandavano" ma le note dove sono?". Loro, dispettose, invece di mostrarsi, cantavano al buio, e non si capiva se il FA era davvero un FA oppure fingeva di esserlo e magari era in realtà un SI oppure un LA.
Allora tu, stufa di una situazione così ingarbugliata volesti vederci chiaro, ma non avendo con te neppure uno straccio di accendino, schiudesti gli occhi e subito una luce azzurrina rischiarò la canzone che apparve così in tutta la sua bellezza, con le noticine arrampicate al pentagramma, ognuna al suo posto, ma ahimè mute. Esse erano spaventate, non tanto per la luce azzurrina che pioveva su di loro, ma per il broncio disegnato sulle tue labbra.
"smetti di essere imbronciata, per favore” - chiese allora il MI con una vocina esile esile da intenerire il cuore perfino ad un croco messicano.
Mi non ebbe finito di parlare che il broncio fuggì lesto lontano ed un sorriso color malva vestì lentamente i tuoi occhi e la luce azzurrina si tramutò in polvere d'oro che si spandeva nell’aria e la faceva luccicare tutta come fa il sole col mare quando va a dormire. Fu così che le note ripresero tutte insieme in coro a cantare la canzone che ho sognato.
lunedì 2 febbraio 2009
ASPETTANDO PAPA’, Daniela
Lui tornava su per certi tornanti di strada
solitaria. “ il mio parcheggio strategico”
ripeteva contento di non doversi incastrare
nelle viuzze del centro.
La stradina era affiancata da alcuni scalini,
pronti a scorciare la distanza fra le ultime
mura della città e la stazione dabbasso.
Aspettando papà a volte passeggiavamo nei
dintorni, col caldo io me ne camminavo coi
piedini scalzi…
Un giorno ci ho visto un cavallo, invece
il “cityroen” di papà lo vedo un po’ dappertutto.
Mamma mi portava spesso a bighellonare in
certi curiosi vicoli, diceva così niente traffico
niente smog.
Io respiravo di case antiche battute dal vento,
che spolverava il paese ( così pensavo) ed
aiutava gli aerei a volare, così pensavo.
Tra caprifogli e vite americana, tra il bucato
appena fatto e un cielo di rondini, la mia vita scorre…