"Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce" ☺ B. Pascal ☺

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce
☺ B. Pascal ☺

giovedì 21 maggio 2009

IN MEMORIA DI... BORSAIO, edo

Monteverde? Dipende dai punti di vista.

Se ti trovi incastrato in grovigli di strade, marciapiedi, semafori , auto in doppia o tripla fila,  vetrine ammiccanti, al fondo di uno stretto budello racchiuso da pareti di cemento ed alluminio, allora più che verde ti appare  grigio, maledettamente grigio.

Ma se ti inoltri in una delle sue stradine laterali, senza una meta precisa, allora l’animo rinviene dinanzi alle casette contornate da minuscoli giardini e palme ed alberi di limoni odorosi e macchie di buganvillea  dagli incredibili colori per questo pomeriggio domenicale a novembre inoltrato. Ti pare di essere in costiera amalfitana.

“Di dove sono io? Sono di Cava dei Tirreni  - ci informa  Mario,  appena conosciuto nel suo minuscolo laboratorio di borse.    da bambino abitavo in contrada S. , al di qua della strada nazionale, in collina, che quando mi affacciavo alla finestra potevo quasi toccare il mare”.

T’accorgi che gli occhi limpidi gli sorridono al ricordo;  non smette però di bucherellare il suo lembo di pelle e vi  infila, con gesti misurati e precisi, un lungo filo sottile che si dipana come per magia dalle sue mani veloci.

“Sono borsaio -  ci tiene a precisare -  non calzolaio, è diverso”. Eppure l’intenso odore di pelle conciata che pervade la bottega è lo stesso che ti stordiva quando ,  bambino,  andavi a  ritirare le scarpe riparate da mastro Salvatore,  il viso grinzoso , la testa canuta , col martello rapido e le ginocchia strette a trattenere la forma , il lungo untuoso grembiule di pelle che tutto lo fasciava.

“Ho iniziato al nord, in fabbrica; poi me ne sono venuto a Roma dove ho continuato per conto mio; i migliori negozi di via Condotti esponevano in vetrina le borse che io creavo, senza alcuna macchina, solo con le mani. Cos’altro potrei fare alla mia età ? Oggi la gente rincorre guadagni facili e s’improvvisa un mestiere. Io no , io so fare solo questo e non cambierò per null’altro”.

Se ti mostri interessato alle tante borse esposte ,  ne accarezzi le forme,  ne saggi  l’odore, ne immagini la funzione, allora lui con discrezione, sottovoce te ne descrive i pregi, te ne svela la storia, insomma te le presenta ad una ad una come se fossero persone care.

“Lei ha un cavallo?” - ti interroga a tradimento-  e non lo fa per celia, ma per spiegarti che quella borsa che ha attirato la tua curiosità ( due ampie tasche unite da una robusta tracolla) , gli è stata commissionata per un cavallo, sì per un cavallo, ma che gli è venuta piccola, perché gli è mancata la pelle , e così andrebbe bene anche per un ciuco, purché magro;  questa volta t’accorgi che si diverte ad ironizzare perfino su se stesso.


 

“Da ragazzo ci divertivamo a fabbricare i finimenti e le bardature per  cavalli e li facevamo sempre più eleganti. Una volta acconciammo un cavallo in modo davvero vistoso, con un alto pennacchio ritto sulla testa e ci dirigemmo verso Salerno per farlo sfilare sul lungomare; ma arrivati all’altezza della casa del dazio ci fermarono le guardie e ci fecero dieci lire di multa, perché  - dissero- il cavallo con quel pennacchio non poteva abbassare la testa e soffriva. Insomma ci multarono per maltrattamento animale.

Oggi le cose sono cambiate,  vedete questa - e ci indica una foto in una cornice di pelle, tu pensi voglia mostrarti la cornice finemente lavorata, ma lui si riferisce alla foto che ritrae una belloccia in short e  giubbino di pelle,  a cavalcioni di una poderosa moto-  “Quando ho preparato il vestito per questa” – aggiunge- “qui davanti si radunò una folla così” e raggruppa le dita di entrambe le mani con le palme rivolte al cielo.

“Non stento a crederlo” – penso ,  scrutando meglio la belloccia; Mario spegne subito ogni entusiasmo quando precisa che della moto parla,  e dei finimenti,  e delle borse ai lati della sella , e del coprimanubrio,  tutti rigorosamente in pelle; insomma la belloccia aveva vinto con quella moto così adornata ben due premi ad un raduno in Francia .

Ti rincresce lasciarlo, ma devi  proprio andare, ma verrai a trovarlo di nuovo,  prometti prima di uscire.

“mi farà molto piacere”-  sorride Mario – “ ma se trovate la porta chiusa perchè sono in giro per commissioni, non mi aspettate”.  Solo allora ti accorgi dell’avviso ( in pelle) affisso sulla porta: NON TORNO PRESTO.

“Questo l’ho messo quella volta che mi sono assentato e quando sono tornato mi ha accolto infuriato un mio cliente che è generale in pensione e mi ha fatto un cicchettone. Io gli ho risposto per le rime, sapete;  gli ho detto,  caro signore, io il militare l’ho fatto tanto tempo fa. Il giorno dopo lui si è scusato, ed anch’io mi sono scusato;  ma da quella volta ho cambiato il cartello sulla porta, così quando manco nessuno è autorizzato ad aspettare”.

Insomma nè grigio, né verde questo monte tanto caro a Pasolini; ma multicolore, come l’arcobaleno di emozioni che Mario, borsaio di Cava,  ti ha ispirato in questo pomeriggio domenicale di novembre inoltrato.

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