Lui potrebbe sedere nel consiglio di amministrazione di una multinazionale, non ci sfigurerebbe affatto. Esce dal buio, una camiciola a quadri di cotone leggero che gli lascia scoperti braccia e petto in questa serata piovosa, da brividi. Si siede a gambe larghe di fronte a te, appoggia solidamente i gomiti sul tavolo che vi separa, ripone con calma sulla panca vassoio e straccio, gli avventori sono tutti ormai già serviti. La festa della music-kappelle va lentamente spegnendosi sotto i rovesci di un temporale estivo. La pioggia tambureggia il telo teso sulle nostre teste. I giovanotti ripongono gli strumenti. I krapfen esauriti . Solo qualche pollo rosola ancora al fuoco vivace della griglia automatica. Le famiglie tutte sparite. Dalla cucina sono uscite le cuoche e stanno consumando la cena dopo una giornata massacrante. Pochi bevitori – i più tenaci- si attardano a scolare il loro ultimo –davvero ultimo?- boccale di birra.
Lui ti guarda sornione. Dietro le strette lame degli occhi intravedi a tratti l’azzurro luccichìo dei diamanti di cui discorre con competenza. Te ne descrive le origini, il grado di purezza, le tecniche di taglio ed incespica a volte sulle parole meno comuni nell’accento duro di queste terre. Il suo volto sembra intagliato nel chiaro legno della betulla, pieghe profonde contornano la sua bocca, rughe ondose segnano la fronte ampia che si confonde col cranio quasi del tutto rasato. “ è uomo interessante, molto interessante” - commentasti qualche tempo dopo mentre gustavi una generosa porzione di torta alla panna al Lilium di Sterzing. Lui forse intuì quel tuo pensiero, mentre ti mostrava, disegnandolo sul palmo della mano il taglio “brillante Amsterdam”. Ti avvertiva intanto con voce suadente che lui aveva qualche esemplare molto bello in laboratorio e che se tu avessi voluto un giorno ammirarlo… non dovevi far altro che avvisarlo che lui sarebbe stato lieto di mostrartelo. Nel dire ciò le fessure dinanzi alle sue pupille, irrequiete come scoiattoli in gabbia, si serravano vieppiù, ad affilare la lama del suo sguardo infitta nella tua scollatura. “ ci racconta la sua storia ?” – chiedesti- e lui non si fece pregare. Con frasi brevi, immobili quasi come se le parole appena pronunziate si scolpissero nell’aria, cominciò a narrare di una vita grama, faticosa, distante. Prendeva così forma sotto i nostri occhi la tenacia, l’impegno, la determinazione, l’orgoglio di queste genti di frontiera, figli indomiti di una natura severa, fieri custodi di tradizioni antiche germogliate dalle pieghe di una terra da sempre contesa. Lui non si sofferma però sugli anni bui, di quando ragazzo badava alle bestie su per le malghe, o di quando giovanotto dovette emigrare in un luogo imprecisato della Germania dove imparò a tagliare le gemme, o di quando ritornato nella sua terra, forgiava con le sue mani poderose il cupo metallo in forme vaporose come la nebbia che si leva sul Ridanna nelle fredde mattine autunnali. Questa parte della sua vita più non gli appartiene; ora ama dire, non senza un tocco di civetteria nella voce, del suo piccolo castello appena completato ove la strada si avvolge in ampia curva all’ingresso del paese. Qui verrà il suo nuovo laboratorio, aggiunge – e ti viene da chiedergli, ma quando ti fermerai a godere il frutto dei tuoi lunghi sacrifici?- Poi ti descrive il suo piccolo podere all’Elba, dove ha costruito una casa chè i suoi figli ed i suoi nipoti ci vanno in vacanza d’estate e lui ci ha impiantato una vigna dalla quale ottiene il suo vino. “Dovete venire un giorno a trovarmi – soggiunge - così stappiamo una bottiglia” e ti sfiora le mani quasi a mimare un brindisi segreto. La pioggia non accenna a placarsi, ormai i teli non riescono più a ripararci, siamo rimasti davvero in pochi nella piazza deserta accanto alla chiesa dal tetto aguzzo infitto nelle nubi. Ci salutiamo, ci promettiamo un arrivederci a breve, ci auguriamo a vicenda ogni bene, per quello che i nostri auguri possano valere. Si accomiata e ti dona una bottiglia , è propizia, dice, e col pugno chiuso come se volesse battere nell’aria una porta immaginaria , con gesto rapido, efficace più di mille parole, descrive le virtù portentose del suo contenuto…
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