I capelli un tempo rossi, con gli anni sono diventati di un colore indefinito, non bianchi né grigi, ma di un giallino sbiadito, come stoppa. Gli occhi piccoli , due strette fessure ai lati del naso, la cosa più appariscente del viso. Un crepitare di sillabe arrotate come ruote di carro su selciato sconnesso, scoppi di risa sonore ad ogni battuta, come fucilate. Una profonda, appassionata, religiosa venerazione per l’ambiente naturale e per “mother Scotland” . Ecco chi è Bryan, solitario ostellero di flodigarry, estremo lembo di costa a nord dell’isola di Skye. Ci accoglie, ci coccola, si svela, nell’incerta, cinerea luce di questo interminabile tramonto dilagante nella chiara notte.
Narra di un antico amore smarrito nelle ombre del male oscuro, narra di un nuovo amore al di là dell’oceano, quello che senti frangersi sulle rocce nere della baia. Narra di quando lei s’infuriava se lui dava il benvenuto all’inverno mentre il sole incrociava il solstizio d’estate. Lei diceva che solo un pazzo poteva scambiare le stagioni, ma lui pazzo non era , almeno non in senso astronomico, forse pazzo di lei questo si, ma lei ormai aveva sbarrato ogni porta e la pena per la sua assenza gli martoriava il cuore. Sono andato su google heart e t’ho visto bryan,o almeno così m’è parso. Eri sul prato di fianco alla casa, a recuperare i panni asciugati al vento dell’oceano, come prodiero che agita le braccia forsennatamente per non farsi sfuggire le vele..